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LETTURA IN MUSICA

Prossimi appuntamenti 2024

  • 2 Giugno a Tolmezzo (UD) - Giardino del Museo Carnico delle Arti Popolari - ore 17.30

  • 27 Ottobre a Spilimbergo (PN) - Cinema Teatro Miotto - ore 18

  • 7 Dicembre a S. Pietro al Nat. (UD) - Museo SMO - ore 18

Introduzione

Dal romanzo di Ilaria Tuti che vede protagoniste le portatrici carniche durante la Prima guerra mondiale, è stato realizzato uno spettacolo avvincente (giunto alla XIV rappresentazione) in cui vengono narrate le vicissitudini della giovane e determinata Agata Primus e del capitano Andrea Colman, comandante delle truppe asserragliate sul fronte delle montagne sopra Timau.

Agata e il capitano rappresentano due realtà (le portatrici e l’esercito) che si sono gradualmente integrate, fino a diventare un’unica entità con il medesimo scopo: impedire l’invasione da parte degli austriaci. La narrazione, con la voce di Serena Fogolini, si intreccia con le musiche di quel periodo per mandolino e chitarra, eseguite dal duo Andrea Miola e Giulia Pizzolongo.

Il testo

La scelta è stata di portare in scena il filo conduttore della trama, con il suo completo sviluppo. Oltre alla narrazione della vicenda in sé, sono stati accuratamente selezionati i brani in cui l'autrice ha messo in risalto valori come il coraggio, l’abnegazione, la fedeltà alla Patria, la lealtà, l'integrità, ma anche la sofferenza, il dolore e la miseria. 

Gli strumenti musicali

Qual è il senso di utilizzare il mandolino e la chitarra per accompagnare questa lettura? Erano molti al tempo i soldati  mandolinisti e i chitarristi che, quando era possibile,  rincuoravano i commilitoni nella dura vita quotidiana nelle trincee e nelle retrovie delle truppe impegnate al fronte. Basterebbe ricordare che la celebre “canzone del Piave” fu composta su un mandolino e che nei luoghi abbandonati dopo le disfatte vennero ritrovati una grande quantità di mandolini e di chitarre. Inoltre va ricordato che nel primo Novecento vi è stata una produzione senza precedenti di repertorio popolare e colto per l’insieme di questi strumenti (sia che fossero in duo, in quartetto, o in orchestra). Il senso, pertanto, è di portare al pubblico le musiche con le sonorità più presenti in quel contesto, a vantaggio dell'autenticità dello spettacolo.

Le musiche

Le scelte musicali sono state pensate come una vera e propria colonna sonora e mirano sia ad intensificare le emozioni suscitate dal testo, sia a creare degli intermezzi nella narrazione, utili a un maggiore apprezzamento dei contenuti. 

L’esordio ha il carattere spensierato, perché precede la lettura e quindi il quadro drammatico della guerra e della mancanza di soldati sul fronte sopra Timau. Bastano però poche righe di lettura e si inserisce il tema cupo di Nuvole grigie di S. Salvetti, che sarà poi leit motiv degli episodi tristi o malinconici. 

Vi sono anche trascrizioni per chitarra e mandolino di canti friulani del tempo come La biele stele, Sdrindulaile e Stelutis Alpinis ma anche di una canzone napoletana, 'O surdato 'nnammurato, considerata dagli alti ranghi dell’esercito un inno alla diserzione (centinaia di soldati sorpresi a cantarla finirono di fronte alla corte marziale). 

Il canto degli italiani di M. Novaro (con le parole di G. Mameli) non era al tempo ancora diventato il nostro inno nazionale, ma è storicamente documentato che venisse cantato dai soldati sul fronte, ed è stato pensato di inserirlo con un’interpretazione non trionfale, ma mesta e dimessa, per una circostanza particolarmente toccante della narrazione.

La costante presenza della Mazurka, tipica danza mitteleuropea molto praticata al tempo in Austria e che ha influenzato anche molti compositori italiani, vuole significare l’auspicato abbraccio tra i due popoli, come si rivelerà nel finale. 

Ogni brano ha un senso, quindi, vuoi per le sue melodie, i suoi colori e sonorità, vuoi per la stretta attinenza del titolo al momento narrativo che accompagna. 

Ricordiamo tra gli autori il compositore friulano G.B. Marzuttini, il marchigiano A. Amadei, il napoletano R. Calace, il siciliano G. Gioviale, ed E. Marucelli, nato a Pozzuoli, il cui Valzer fantastico è ricco della speranza e dell’ottimismo con cui si concludono il libro e lo spettacolo.  

La genesi dello spettacolo

Il racconto di Andrea: "Tutto è iniziato nel dicembre del 2021, quando Giulia mi regalò Fiore di roccia. La lettura mi appassionò fin dalle prime pagine e mi suscitò emozioni così intense, al punto da diventare la fonte di ispirazione per una nuova produzione artistica, di portata più ampia di quelle che ero riuscito a sviluppare fino ad allora con altri testi di narrativa. Sono stato letteralmente catturato dalla trama e dalla scrittura realistica e toccante della Tuti. Altri aspetti hanno fatto il resto: essere friulano, aver fatto l’alpino, i tanti soggiorni estivi a Timau, con l'occasione di fare lunghe camminate e visitare i luoghi della Grande guerra e le trincee, oggi diventate un museo all'aperto; non ultimo l’ammirazione per le portatrici carniche, e l'apprezzamento del ruolo femminile, nel romanzo, di voce nella coscienza degli uomini".

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